MONTECORICE

Monte corace, Monte acorace (1548), Mont'acorice (1669), Montecorace (1803) e poi Montecorice. Università autonoma fino alla sua elevazione a capoluogo di Comune (8 agosto 1806). Le frazioni sono Agnone, Casa del Conte, Cosentini, Fornelli, Ortodonico e Zoppi. Da Salerno 72 km.

Protetto da fitte pinete e ulivi secolari, il borgo è situato ai piedi di una collina chiamata “Cuozzo di S. Biagio”. È ubicato nel basso Cilento, a pochissimi kilometri da Castellabate. Divenne capoluogo a metà del ’900 mentre durante il Regno di Napoli apparteneva al comune di Ortodonico, poi divenuto frazione. 

Le altre frazioni del comune di Montecorice sono le collinari Cosentini, Fornelli e Zoppi e i due famosi borghi balneari Case del Conte e Agnone.

Tra i tanti itinerari turistici, vi sono i percorsi naturalistici e culturali dell’entroterra come la visita dei borghi medioevali tra il verde degli alberi oppure lungo la costa, 

le gite in barca tra le spettacolari insenature e il mare cristallino che questo luogo offre. 

Tutto ciò può essere accompagnato da una cucina genuina e variegata con piatti a base di pesce e di carne cucinati secondo tradizione.

Tappe interessanti da sperimentare per entrare in contatto con la cultura del luogo, sono le degustazioni nei liquorifici, oleifici o nei laboratori di frutta secca.

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

VECCHIO MESTIERE CILENTANO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

CHIESA DI SAN BIASE

CHIESA DI SAN BIASE

MULINO A VENTO

MONASTERO DI SANT'ANGELO

MONASTERO DI SANT'ANGELO


Il documento più antico che informa della «ecclesia vocabulum sancti angeli, que sita est in monte qui vocatur coraci» è del 1043. Guaimario V e il figlio coreggente Gisulfo «pro amore omnipotenti dei et nostre salutis anime», donarono a Giovanni, «abbati monasterii sancti archangeli», l'anzidetta chiesa con terreni, vigne e case da essa dipendenti e la chiesa di S. Martino, anch’essa con tutte le sue dipendenze. Chiesa, quest'ultima, che il diploma pone «ubi ad sala dicitur». Ubicazione preziosa  perché assicura del certo insediamento in quel luogo di un signore longobardo. 

Gregorio VII, nella sua bolla 4 del 1073 circa, riconobbe appartenenti all'Abbazia oltre il «monasterium sancti arcangeli» anche la «ecclesiam sancti angeli de monte corice». Nel processo tenuto a Salerno nell'ottobre del 1083, alla presenza della duchessa Sighelgaita, moglie e rappresentante del marito Roberto il Guiscardo, è ancora notizia del monastero di S. Angelo di Montecorace. Nella carta iudicati sono elencate le 14 famiglie («homines») soggette appunto al «monasterii sanct'angeli» e viventi nell'attiguo villaggio. Nella carta iudicati del 1084, poi, la chiesa di Sant'Angelo è esplicitamente indicata come «obbedienza» del monastero di Sant’Arcangelo di Perdifumo (obedientia sancti michelis archangeli). Ne è notizia pure nell’istrumento di concordia  tra il vescovo pestano Alfano e il rappresentante dell'abate Pietro di Cava, rogato ad Agropoli nel 1110. Tra gli altri priori dei monasteri soggetti all'Abbazia, intervenne anche «Johannes, prior monasterii sancti angeli de monte coraci». Ne è cenno pure nella donazione  del 1114, con la quale Sergio, detto Lazzaro, volendo vestire l'abito monastico nel cenobio di Sant'Arcangelo, donò al medesimo monastero «rebus sancti angeli, quod constructum est in monte coraci».

Qui è opportuno ripetere che è stata proprio la quasi omonimia tra le due chiese, oltre la vicinanza, a determinare la confusione di cui si legge nel Di Brasi, nel Di Meo, nello stesso Ventimiglia e poi nel Mazziotti.

Del villaggio, o meglio dei suoi abitanti, è notizia ancora in un documento del 1092, con il quale un certo Guarino offrì all’abate cavense Pietro, e per esso alla chiesa e al monastero di Sant’Arcangelo, un suo terreno con la chiesa di S. Nicola, concessa ai suoi dal principe Gisulfo II, in località Novella, tra i cui confini «rebus hominibus de mons coraci». Ne è cenno pure nel diploma  del 1113 di Troisio di Sanseverino, rappresentato dal milite Erberto che, in nome e per conto di Troisio, assegnò a Gaideleto, priore del monastero della SS. Trinità di Cava «homines et hereditate et terras» di proprietà di esso Troisio, possedute «in loco cilento et per fines et vocabula et casales et pertinentia ipsius loci». Troisio trasferì al monastero anche le ventiquattro famiglie sue vassalle viventi «in casale de monte corace et Zoppis», villaggio, quest’ultimo, attualmente frazione del comune di Montecorice dal quale dista 8 km. Nel villaggio vi erano pure beni di tre famiglie scomparse o trasferite altrove che Erberto assegnò pure al medesimo priore.

Nel dire di Sant'Arcangelo di Perdifurno ho accennato anche al documento inedito ABC, XXII 80, marzo a. ll 29, VII, Salerno, dove è cenno di Sant’Angelo e del locale monastero che «noviter constructum est». 

Nel settembre del 1143 il milite Stabile, figlio del fu Zuriboni, oblato dall’infanzia al monastero della SS. Trinità «inspirante modo sibi divina gratia volens huic fallaci mundo» rinunciare, «humili prece postulabat» di vestire l'abito monastico. Perciò «optulit et tradidit» all'abate cavense Falcone «omnes res stabiles et villanos» che gli appartenevano in diversi luoghi del distretto di Cilento, tra cui beni «in loco et finibus de montecorace». 

Nell’ottobre 1157 certi Dino e Trotta donarono terre al monastero di Sant’Arcangelo tra i cui confini «rebus sancti angeli». Nel luglio del 1165 il priore Sebastiano, del monastero di Sant'Angelo di Cilento e l’abate cavense Marino acquistarono da un certo Giovanni, dalla moglie Maria e da altri terre e selve «in loco qui dicitur corace» per «tarenos auri duodecim pro pretio». Nel maggio del 1167 Leonardo, «filius quondam mattheus vatturo», con il consenso del padre vendette due terre al monastero cavense, «in loco ubi dicitur fornace» in Montecorice, la prima per il prezzo di 168 tarì e l'altra per 400. Nell’Archivio cavense vi è pure il transunto di una donazione di Guglielmo di Sanseverino, figlio del fu Enrico, il quale tramite il priore Giovanni de Verula del monastero di Sant'Arcangelo di Cilento, offrì nell’aprile dei 1170 al monastero cavense una terra in Monte Corace di Cilento «ubi terra de curiali dicitur». 

Nel 1187, il territorio del casale venne così delimitato: partendo dalla serra che va a Montecorice, il confine sale al vallone dello Storto, fino alla via per Zoppi, svolta per la via che va a Fornelli, presso la chiesa di S. Salvatore, discende per la serra fino al luogo detto li Sfatigati e fino al vallone di Montecorice, salendo poi fino alla serra indicata come primo confine. Nel febbraio del 1257 il monastero cavense concesse al presbitero Tipaldo e a Nicola, figlio del fu Giovanni di Damiani «de casali cosentino» il terreno che fu di Giovanni Primo e cioè la terra alberata «ubi proprie Atraro dicitur».

Notizie di S. Angelo anche nel Regestrum ab. Thomae circa l'ammontare dei censi dovuti nel 1259 a Castellabate (castello di Sant’Angelo). Il Guillaume annota che il cenobio di Sant'Angelo di Fornelli o di Montecorace, fondato prima del 1070 e donato dal principe Gisulfo II alla Badia, non era più in possesso della Badia nel 1876 e cioè dopo la seconda avocazione dei beni ecclesiastici. Quanto sopra consente di ubicare il piccolo cenobio con maggiore approssimazione, e cioè tra gli odierni abitati di Montecorice e Fornelli (distanza tra i due villaggi, oggi 7 km) e cioè più in alto di Montecorice, verso il complesso montuoso detto «mons coraci» (monte dei corvi) o «mons cilenti».

Nell’aprile del 1353 la Badia rinnovò la concessione enfiteutica di un terreno a Montecorice «ubi le obedientie dicitur». Nell'istrumento del 16 aprile 1362, con il quale il vescovo di Capaccio, Tommaso di Santomagno, riconobbe le chiese di giurisdizione della Badia di Cava, è notizia della chiesa di Sant'Angelo, ma non del casale posseduto dall'Abbazia, a dire del Ventimiglia fino al 1367. In seguito il villaggio entrò a far parte della baronia di Rocca. 

Pare che di Montecorice fosse la famiglia Capano che, per la fedeltà alla famiglia Sanseverino, ottenne onori e feudi. Re Ferrante concesse poi Montecorice, con Cannicchio e le sottostanti marine, a Giovanni di Cunto. Ferdinando II nel 1497 e Federico III nel 1500, a seguito dell'avocazione al fisco per fellonia dei beni dei Sanseverino, fecero del di Cunto un feudatario dipendente direttamente dalla Corona.

Nel Quinternioni è notizia che il feudo rustico di Novella era unito a quello di Cannicchio, in possesso della famiglia Poderico fino al 1576, quando passò ad Antonio Griso. Il feudo di Novella risulta pure unito a quello di Montecorace nel 1551, quando G. B. Albertino denunziò la morte del padre Francesco, versando il relativo relevio per i feudi di Matonti e Montecorace. Alla morte di G. Battista, la vedova, Vittoria Azzia, quale tutrice del figlio Francesco, vendette (a. 1576) Matonti a Orlando Granito «factis legittimi subhastantionis in baronia, et Mercato Cilento». Il ricavato fu devoluto ai creditori del marito. A istanza poi dei creditori di Vittoria e del figlio Francesco, nel 1602 vennero posti in vendita, e aggiudicati a Tommaso Littiero per 10571 denari, anche i feudi di Montecorace e Novella. 

Questi feudi furono poi venduti (a. 1606) a Giovanni Maria Galtiero, da cui (17 dicembre 1633) al figlio Paolo, e da costui al figlio Carlo e, infine, da questo al nipote Giovanni che possedeva i feudi ancora nel 1675. A istanza dei creditori di costui, i feudi vennero messi in vendita (20 novembre 1675) e aggiudicati a Salvatore Oliviero di Montecorace, da cui poi alla famiglia Giordano.

Giuseppe Giordano vi ottenne, come risulta dal Cedolario, il titolo di duca il 2 marzo 1699. Per refuta di costui il ducato passò al figlio Baldassarre (m. marzo 1764) e, da questo, a Pasquale che, unitamente al feudo di Novella, ne ottenne l'intestazione l' 8 agosto 1775.

Anche del «Casalis Monte Corace» abbiamo i censimenti dei 1489 (fuochi 39 : ab. 207) e 1508 (fuochi 61: ab. 305). La popolazione diminuì nei tre censimenti successivi aumentando di nuovo nel 1548 e 1648. Notevoli falcidie per la peste del 1656.

L'Antonini segnala solo il toponimo, il Galanti riporta 403 abitanti, l'Alfano solo 273. Il Giustiniani ubica il villaggio in diocesi di Capaccio su un colle del monte Stella a 40 miglia da Salerno.

Festa di San Biagio (patrono)

3 febbraio

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Festa di San Vito

15 giugno

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Sagra Gastronomica

Nel mese di agosto

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Sagra dell'Amicizia

A metà agosto

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Bed & Breakfast Antico Casale di Montecorice

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