E’ un comune situato in un’area centrale del Cilento antico, a nord-ovest del Monte della Stella.
Il primo centro abitato del borgo nacque nel corso dell'XI secolo con l'arrivo degli abitanti del vicino villaggio di Sant'Arcangelo e le prime notizie su Perdifumo risalgono all’anno 1083.
Fiore all’occhiello è rappresentato dal centro storico che si raccoglie intorno alla piazzetta oltre alle bellezze naturalistiche come la ricca vegetazione e la fauna variegata. Di notevole rilievo sono i numerosi palazzi gentilizi dai bei portali in pietra lavorata e la fontana risalente al 1500.
La sua ubicazione nei pressi di un torrente, ha favorito in epoca medievale il nome di "pes-de-flumine”, donde il dialettale "per(e)-de-fiume".
Perdifumo sorge su un antichissimo convento dedicato a S. Arcangelo (oggi esistono solo dei ruderi) edificato durante il dominio dei longobardi che avevano in grande venerazione il santo. È anteriore al 994, poiché se ne trova menzione nel diploma del 994, ricordato più volte. Possedeva, nei dintorni, alcune terre che dava la possibilità di coltivare, mediante un tributo annuale, è attestato nell’atto dell’ottobre 1008, con cui il priore del convento, a nome Giovanni, dava ad un tale Kallino una zona di terra per lavorarla e farvi delle piantagioni. I possedimenti dei monaci, con a capo Pietro Pappacarbone (nel 1073 fu nominato abate presso la Badia di Cava e in seguito venerato come santo), si incrementarono notevolmente per varie concessioni dei principi longobardi di Salerno, i quali nutrivano una particolare devozione per quel convento. Sue notizie si trovano anche nel discorso VII di Giuseppe Antonini, che lo nomina parlando della disfatta delle truppe di Spartaco da parte dei Romani, nel 619 a.C., i cui superstiti trovarono scampo sui colli di Laureana, di Perdifumo e Vatolla, alle falde della montagna della Stella, dove era posta Petilia.
I nomi degli abitanti ci vengono riportati da un atto dell’ottobre 1083; alcuni di essi sono: Giovanni Boccapia, Pietro de Aurifila, Leone Piantare, Andrea Grimoaldo, Giovanni De Mario, Leo Zuramaria, Nicola Chierico, Giovanni Fava, Pietro Boccalupo.
Il Ventimiglia ritiene che gli abitanti del casale di S. Arcangelo abbandonarono le antiche dimore e si trasferirono nel posto dove ora vi è Perdifumo, attratti dalla posizione favorevole del luogo. Infatti, nel documento del 1276 e nella provvisione di Carlo II d’Angiò per la diminuzione delle regie collette, tra i casali del Castello dell’Abate è indicato Perdifumo ed il nome del casale di S.Arcangelo non figura più. Compare nei registri dell’Abate Maynerio del 1343, un solo casale con l’unico nome di S. Arcangelo di Perdifumo. Anche questo villaggio, insieme con il Castello dell’Abate passò, nel 1410, al Re Ladislao, e quindi ai Sanseverino, di cui Roberto donò Perdifumo a Giacomo Guindacio. Una figlia di quest’ultimo, nel 1520 portò in dote, detto feudo, al marito Giacomo Caracciolo.
La famiglia Caracciolo, nel 1581, vendette Perdifumo a Violante Brancaccio che, nel 1583, lo donò a Paolo Del Baglivo di Casigliano.
L’ultima famiglia proprietaria di Perdifumo fu quella dei Filomarino.
Si ricorda che il convento di S. Arcangelo esisteva ancora nel 1846 ed apparteneva ai frati cappuccini.
LA STORIA DI ETTORE MAJORANA
Ettore Majorana, nato nel 1906 e scomparso nel 1938.
Fu allievo di Enrico Fermi, e formulò una nuova teoria sul nucleo dell’atomo. Fu persona colta, arguta e famosa.
Dopo aver espresso in due lettere il vago proposito di "voler scomparire", nel marzo del 1938, Ettore Majorana, il fisico più geniale della generazione di Fermi, s’imbarca sul postale, Napoli-Palermo e, da quel momento, di lui si perdono le tracce. La famiglia pensa anche ad una fuga dettata dalla follia. A nulla servono le ricerche dei servizi segreti spronati da Mussolini.
Riservato, solitario, scontroso, il giovane Majorana ha le doti per dare un contributo fondamentale agli sviluppi della fisica moderna. Majorana si è ucciso? È stato rapito?
Che cosa si nasconde dietro al mistero Majorana?
Nelle cronache dell'ultimo cinquantennio, il "caso Majorana" resta una delle pagine più fitte d'incognite e di interrogativi senza risposte.
A questo punto è lecita una domanda: è il Cilento l'ultima terra d'asilo del grande ed inquieto scienziato?
A tal proposito, nel 1993, fu interrogato un ex pastore novantenne, Andrea Amoresano, da tutti chiamato 'tatarelea' che, dopo 57 anni di silenzio, ha rivelato quello che è stato fino ad oggi uno dei segreti meglio custoditi.
Amoresano disse: "Io lo ricordo bene Majorana. Allora, noi non sapevamo il suo nome e nemmeno chi fosse e perché stesse scappando. Sembrava un disertore di guerra, un fuggiasco, un selvaggio.
Dormiva nella zona del Cafaro di S. Arcangelo - dove c'è un vecchio monastero basiliano - una delle zone più impervie della nostra montagna".
Alla suggestiva ipotesi che vuole Ettore Majorana in fuga da tutto e tutti, eclissarsi nel Cilento, sostando anche nei boschi di Perdifumo, i primi a credervi sono stati gli stessi familiari dello scienziato nucleare.
"Quelli che vennero a cercarlo - racconta Amoresano - era gente danarosa, stava bene a soldi. Avevano anche dei cani addestrati. Io tenevo la casa sgarrupata e mi dissero che se li aiutavo,me l'avrebbero aggiustata. Ma quello continuò a scappare e non si fece prendere, non si azzeccava alle persone, era un selvatico.”
Il settantacinquenne dottor Farzati è tra i più convinti che Majorana abbia sostato a Perdifumo. "Come e perché sia arrivato qui è un mistero che ancor’oggi non ha spiegazioni plausibili. Il paese non era certo irraggiungibile, c'era una corriera che per due volte al giorno collegava il paese con Agropoli". Non è che c'entri qualcosa il fatto che Vatolla, luogo caro al filosofo Giovanbattista Vico, sia una frazione di Perdifumo? "Può darsi, chissà", dice il Sindaco. Ma com'è che nel paese hanno sospettato che quel forestiero potesse essere lo scienziato fuggitivo? Dopo qualche mese dal suo arrivo qualcuno tra i pastori cominciò ad insospettirsi. C'era la paura di andarsi a cacciare in qualche guaio con la legge anche perché‚ lo sconosciuto aveva con sé molto denaro. Ed è per questo che qualcuno di loro, oltrepassò il portone della casa dei Farzati e si confidò con il medico condotto di Perdifumo, e fu questi che decise di avvisare la famiglia di Majorana, che era già a Napoli. Ma le ricerche non approdarono a nulla.
Majorana conosceva bene la Campania. Sulla costiera amalfitana andava in villeggiatura con la famiglia. Ed era per lui un soggiorno piacevole, infatti, una volta scrisse all'amico Piquè: "...mi sono dato al più scientifico dei passatempi: non faccio niente ed il tempo passa lo stesso".
Di certo non ci resta che scrivere che Ettore Majorana seppe dare una risposta a molti dei quesiti posti dalla natura, ma non riuscì a dare risposta all’inquietudine che lo tormentava, che gli rodeva l’anima.
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