Il comune di Cicerale si trova nel cuore del Cilento ove natura e storia si sposano in un magico connubio creando un paesaggio ricco ed incantevole.
Il nome vuol dire Terra dei ceci per il legume unico nella sua specie che si coltiva in questa zona.
È molto pregiato al punto da meritare un disciplinare di produzione che impone la coltivazione biologica certificata AIAB. Ai rinomati ceci in estate è dedicata una manifestazione tipica che attira moltissimi visitatori. Alla tradizione risale anche la caratteristica produzione di fichi essiccati attorno alla quale ruota gran parte dell’artigianato locale.
Patrono del paese è San Giorgio, coraggioso cavaliere perchè sconfisse un terribile drago in nome di Cristo. La Chiesa dedicata al santo è ricca di dipinti e di statue tra cui quella di S. Giorgio, della Madonna del Rosario e quella di S. Elia.
Ad eccezione della lapide funeraria latina murata sulla porta di un magazzino del palazzo feudale di Monte, non esistono, almeno finora, altre notizie relative al villaggio. Tuttora vi è notizia della signoria di Monte e di Luculo di cui continuano a fregiarsi, nelle loro bolle, i vescovi di Vallo della Lucania. Lucolo faceva parte della baronia ecclesiastica dei vescovi di Capaccio, che troviamo compresi tra i feudatari nel Catalogo dei Baroni. Ma, come è noto, la baronia, avocata alla Regia Curia, fu concessa con quella di Cilento, da re Manfredi allo zio materno Galvano Lancia, maresciallo del Regno di Sicilia. L'aggiunta di Monte, al titolo dei vescovi, fa pensare a una nuova concessione feudale limitata ai soli villaggi di Monte e dello scomparso Luculo.
Nel novembre del 1463, re Ferrante d'Aragona concesse ai Sanseverino il mero e misto imperio sui feudi della baronia di Cilento, tra cui Monte e Cicerale. I due feudi erano stati precedentemente di Giacomo di Monteforte. Il villaggio di Monteforte apparteneva alla baronia di Novi ed era tenuto dapprima da Enrico di Monteforte, come feudatario di Gisulfo de Mannia di Novi. Da Federico II Monteforte fu poi elevato a feudo autonomo nel riordinamento dei feudi. Ai Signori di Monteforte i Sanseverino diedero anche Monte e Cicerale. Nel privilegio di Carlo VIII, di restituzione dei beni confiscati al principe di Salerno, sono compresi anche gli anzidetti due feudi che, con Corbella, vennero poi concessi dai Sanseverino al magnifico Leonetto Gentilcore e confermati al figliuolo Maramaldo nel 1516. Cicerale venne poi trasferito al Demanio per i troppi debiti contratti dal possessore e venduto a Giovanni Antonio Gentilcore che vi costruì il palazzo baronale, contribuendo, pare, alla fondazione del locale monastero agostiniano.
Tra le pergamene di S. Giorgio di Salerno ve ne sono due del 1500 che si riferiscono al villaggio. Nella prima è testimoniato che nel 1574 il magnifico Giacomo Gentilcore che aveva acquistato il feudo di Cicerale dal magnifico Giovanni Antonio Gentilcore, ottenuto il Regio Assenso, prestò giuramento di ligio omaggio nelle mani del Regio Commissario Pietro Antonio Albertino, come utile signore del villaggio. Nella seconda pergamena si legge di Nicola Fico che con il figliuolo Giovanni, alienò a favore di D. Lucio Gentilcore di Cicerale, una vigna e un mulino in località Casiello per cento ducati.
Aurelia de Vicariis chiese poi il relevio della giurisdizione delle cause civili e miste di Cicerale, denunciando la morte della madre Ciancia Comite. Aurelia aveva sposato Giacomo Gentilcore (m. 21 agosto 1602), alla cui morte il feudo passò al figlio Pompeo (m. 1623) cui successe Decio e a costui (m. 1636) il figlio Tommaso e poi, nello stesso anno, la sorella Adriana.
Nel 1660 Matteo Sarluco, patrizio salernitano, dichiarò di essere debitore per 270 denari dell'abate Giuseppe Gentilcore di Cicerale impegnandosi a restituire la somma prelevandola dalle rendite delle case di sua proprietà «in plebe san Gregorii» di Salerno.
Adriana Gentilcore, con assenso del marito Carlo Carafa, alienò poi il feudo (a. 1652) a Giuseppe Carafa Primicile, dal quale fu poi trasferito al figliuolo Tommaso e da costui al nipote Carlo. La figlia di quest'ultimo sposò poi Giuseppe Primicile alla cui famiglia passò il feudo nel 1715. A Tommaso Primicile Carafa (m. 20 luglio 1731) fu concesso il titolo di marchese (29 novembre 1721), trasferito per successione a Salvatore (m. 4 ottobre 1745) e poi a Francesco il 23 giugno 1761. Da costui passò a Salvatore, il quale, oltre a trovarsi ascritto nel Registro delle famiglie passate per giustizia all'Ordine di Malta, fu ascritto, quale patrizio napoletano e con il titolo di marchese di Cicerale, al Registro delle Piazze Chiuse, insieme al figliuolo Francesco, padre di Gioacchino. Costui venne poi annotato nell'Elenco dei Nobili e Titolati della Regione con il titolo di marchese di Caggiano e patrizio di Salerno. Gioacchino ebbe due figlie: Elena, che sposò il nobile Gennaro Capece Minutolo di S. Valentino, patrizio napoletano, e Camilla, che sposò Pasquale Russi Cardona.
La peste del 1656 aveva mietuto molte vittime nel villaggio, se nel 1669 gli abitanti erano solo170 contro i 471 del 1489.
Festa dei Sapori Cilentani – San Felice di Cicerale dal 3 al 5 agosto
ApprofondisciLATITUDINE: 40.3439081
LONGITUDINE: 15.13034330000005
VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS