Laureana è immersa nella macchia mediterranea e sorge in un punto privilegiato del Cilento tra la vallata di Agropoli e Castellabate.
È un paese ricco di storia già molto popolato nel medioevo. Interessanti edifici sacri e civili testimoniano la sua importanza come il Santuario dell’Aquasanta, una chiesa del seicento a cui è dedicata una sentita festa religiosa il martedì dopo la Pentecoste; la parrocchiale di Santa Maria del Paradiso e la Cappella dell’Annunziata. Da visitare sono anche Palazzo Cagnano dell’ottocento situato all’ingresso del paese, Palazzo del Mercato e Palazzo Sanseverino.
Il paese è impreziosito da antiche piazzette, portali e cortili molto suggestivi che soprattutto nel periodo estivo fanno da scenario a tantissime e suggestive manifestazioni volte a far conoscere la cultura e la squisita cucina tipica locale.
Narra la leggenda (del Mercato) che S. Paolo nel suo viaggio da Reggio a Pozzuoli, dopo aver fondato la diocesi di Velia, avesse convertito due fanciulli nella località detta S. Maria dell'acqua di Laureana, dove poi sorse l'omonima chiesa.
Prima notizia sicura del villaggio è in una donazione (a. 963) al monastero di S. Michele Arcangelo (poi di Perdifumo) fatta alla presenza di testimoni idonei, da Guido, figlio di Orso, nativo di Laureana. Nel 1033, tra 54 assegnatari della concessione fondiaria di Persiceto è nominata anche la famiglia di Maraldo «laurenensi». Di alcuni abitanti del villaggio si legge in una vendita del 1090, rogata a Cilento a favore del predetto monastero. Nell’istrumento di concordia (a. 1100) tra Alfano, vescovo pestano, e l'abate di Cava, Pietro, nella descrizione dei confini si parla di una via che discende da Laureana. Di un Giovanni di Laureana è detto poi in una vertenza giudicata nel 1117.
In un atto rogato nel castello di Agropoli tra l'abate Falcone di Cava e Cosma, igumeno di S. Maria di Pattano (a. 1144), era presente anche il milite Pietro detto di Laureana. Ne è ancora notizia («laurianum») nel processo di reintegra dei beni dei Sanseverino del 1276.
Il del Mercato, seguito dal Ventimiglia e dal Mazziotti, ubicò a Laureana un cenobio che invece era in .Abruzzo e identificò Rocca Oriana di Cilento con Rocca di Laureana. Ma poiché si tratta di una donazione del milite Gualtiero, figlio di Riccardo di Vulture, suffeudatario del monastero cavense, è da presumere che il toponimo si riferisca al castello edificato in un terreno attiguo a quelli di pertinenza del cenobio cavense esistenti a Cilento e concessi in suffeudo al predetto. Nel manoscritto inedito di del Mercato è notizia pure di località abitate nei dintorni del villaggio, e cioè la Matera, San Lorenzo e le Vallicelle. Era di Laureana oltre Marco Salmuro, familiare della principessa di Bisignano, la famiglia del Mercato, che nel 1348 fondò la cappella e l'hospitale di S. Maria dell'Annunciata (bolla di Clemente V ai tempi del vescovo Tommaso di Santomagno).
Nel 1423 la famiglia del Giudice possedeva, oltre Agropoli anche Laureana. Il feudo di Laureana fu lasciato per testamento dal principe di Salerno Roberto Sanseverino a Bentivoglio dei Bentivoglio. Gli abitanti, rammaricati, offrirono alla vedova una somma di danaro per riscattare il feudo che fu incluso di nuovo nella baronia con la promessa che non sarebbe stato mai più venduto. La principessa Maria d’Aragona, compiaciuta, donò una consistente rendita alla locale chiesa di S. Michele Arcangelo.
Avocata la baronia al fisco (a. 1552) per la nota ribellione del Principe Ferrante di Sanseverino, il feudo di Laureana fu venduto, per 2107 denari, dalla Regia Corte a Cornelio Caracciolo (a. 1553). Morto costui senza eredi, il feudo tornò al fisco che lo rivendette a Camillo Brancaccio (a. 1558). Il feudo passò poi al figlio Fulvio (a. 1572), ma la madre, sua tutrice, vendette il feudo a Gian Battista Farao che vi costruì, a dire dei nipote dell'Antonini, un palazzo in località Aversana. Alla sua morte (4 settembre 1619) gli successero Carlo, Maurizio e Filippo che nel 1623 cedettero il feudo al patrizio di Amalfi, Francesco del Giudice al quale successe il figlio Antonio. La tutrice, vedova Beatrice, alienò il feudo, per 9260 denari, a favore di Alfonso Sanfelice. Suo figlio Francesco il 15 dicembre 1637 vi ottenne il titolo di duca.
Dai protocolli del notaio A. Bambacaro di Laureana si legge che il 1647 fu «infelice anno di revolutione con tanta perdita di gente nobili e ignobili non solo per la nobiltà e populo, ma l'anno seguente 1648 sono anco per giustizia morti molti e molti».
Per successione femminile il titolo passò poi alla famiglia Monti Sanfelice, per rinuncia di Gennaro Monti Sanfelice (8 novembre 1782) al figlio Gerolamo che lo possedeva nel 1706. Ma poiché il primogenito Giuseppe vestì l'abito dei gesuiti, i feudi di Laureana, Agropoli, S. Mango Castri Roccae e il feudo rustico di Chiaiara passarono al secondogenito Gennaro e da costui al figlio Antonio. Alla morte di questo (a. 1792) senza prole, il titolo passò alla sorella Caterina che sposò Cesare Maria Caracciolo, marchese di Pannarano. Caterina trasmise i suoi titoli nobiliari, tra cui quelli di duca di Laureana e signore di Agropoli, al figlio Benedetto, ascritto, con il padre Cesare, quale patrizio napoletano, al Libro d'Oro di Napoli. Dalla seconda moglie (Vincenzina Pandolfelli), oltre ad una figliuola poi monaca, ebbe il figlio (a. 1763) Andrea Sanfelice che sposò (a. 1781) la cugina Luisa Molino, l’infelice patriota napoletana (Napoli 1764 - 1800) magnificata come «madre della patria» e giustiziata benché non avesse mai preso parte alla rivoluzione del 1799.
Da Benedetto Caracciolo i titoli passarono a Cesare (n. 2 dicembre 1801) alla cui morte (2 febbraio 1874) senza eredi e in assenza di figli maschi del fratello Giovan Battista (n. 1806 m. 6 novembre 1864), i titoli passarono alla primogenita di quest'ultimo, Luisa (n. 4 settembre 1853), moglie del nobile Giovan Battista Mastelloni, dei marchesi di S. Nicola di Capograssi. Luisa, con Regie lettere patenti (19 dicembre 1897) ottenne, unitamente ai predicati di Agropoli e Chiaiara seu Pincara, il legale riconoscimento dei titoli. Il marito, Giovan Battista Mastelloni, venne poi autorizzato ad assumere, maritali nomine, il titolo di duca di Laureana e il figliuolo Gennaro per anticipata successione, il titolo di marchese di Pannarano.
L'Antonini scrive che Laureana era «terra abbondante di varie cose con una Casa de' Preti della Dottrina Cristiana».
Il Giustiniani ubica il villaggio a 40 miglia da Salerno.
A Laureana vi nacque Ottavio Bambacaro, poi presidente della Camera della Sommaria nella seconda metà del XVI secolo che lasciò tutti i sui beni alla cappella napoletana del Tesoro di S. Gennaro.
LATITUDINE: 40.300545
LONGITUDINE: 15.041556600000035
VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS