PERSANO

Pessana, Pressano, Persano. Il toponimo ricorda un Persius, in età romana padrone di latifondi nella media Valle del Sele. Frazione di Serre (17 km). Da Salerno 40 km.

Frazione del comune di Serre, nasce come tenuta di caccia borbonica grazie alla sua ricca vegetazione e ad una fauna copiosa.
Nel 1752 il re di Napoli Carlo di Borbone, vi fece costruire la Real Casina di Caccia, un particolare edificio avente pianta quadrata e quattro torri ottagonali.
Oggi questo territorio è diventato un’oasi protetta dal WWF ed ha come simbolo la lontra. Nella sua incontaminata vegetazione, è possibile avventurarsi in escursioni all’insegna della natura o anche soltanto godere di un sano relax a pochi km dalla frenesia della vita moderna.

VEDUTA DELLA CASINA REALE

IL CHECK POINT

OASI

VEDUTA DEL BORGO

LA CASINA REALE

LA SCALA DELLA CASINA REALE

LA CHIESA DELLA CASINA REALE

IL CORTILE DELLA CASINA REALE

LA CHIESA DEL BORGO

OASI


Nel novembre del 926, XXXIV anno dei principato di Guaimario II, figlio del principe Guaimario I, Rodelgardo, figlio di Geronimo «compulsus sum dei omnipotentis misericordia, quam et pro re medium salutis anime mee et ipsius genitori meo» donò «odeo et in ecclesia sancti maximi» di Salerno «quem domnus waiferius princeps edificavi», tutto ciò che possedeva tra il fiume Sele e il Calore e fra le località «ielesana et pessana». E cioè la corte, l'ortale, la vigna, il vignale, prati, pascoli e acque, campi e selve, con le case ivi costruite e la parte spettantegli della chiesa ivi costruita. Con il comune formulario, attinente a tali donazioni, e con la promessa di comporre ogni vertenza (multa di 20 soldi d'oro di Costantino), la donazione, redatta da «ursus notarius», venne sottoscritta da Rodelgardo, dal chierico Pietro e da Guaiferio. Nella pergamena non è notizia del giudice ai contratti: un'annotazione a tergo informa della famiglia del donante.

Di terre a Pressano (Persano) è poi conferma all'arcivescovo Amato da parte di Gisulfo II nel 1042; di una tenuta a Pressano è conferma all’arcivescovo Alfano da parte del duca Roberto.

Il villaggio, con il suo vasto tenimento, che apparteneva alla Curia, forniva 22 militi, come si rileva dal Catalogo dei Baroni. Nei Registri Angioini è poi notizia della donazione a mastro Martino, ciambellano del re, di una tenuta a Persano. Tali terreni erano stati prima posseduti da Matteo e Ruggiero di Monteforte.

Il Giustiniani dice del bosco destinato alla caccia reale (circonferenza 35 miglia) distante da Napoli 48 miglia, «come dicono di buona strada». Nel mezzo del bosco vi era l'abitazione del re, «di molta eleganza, con de' buoni paramenti e specialmente la sua galleria ch'è fornita di una pittura fatta sopra tela con polvere di panno inventata dal nostro Raimondo di Sangro, principe di Sansevero. La caccia di un tal bosco consiste in cinghiali, capri, daini, lepri in molta abbondanza».

Ricordiamo che Antonio di Sanseverino sposò Isabella del Balzo, sorella del duca d'Andria, che portò in dote 1500 once d'oro. Al secondogenito Roberto il padre donò Albanella e San Pietro di Polla, ed egli acquistò anche S. Angelo a Fasanella e Persano.

Il Sinno scrive degli allevamenti di cavalli a Persano. Le razze locali vennero migliorate con quelle longobarde e con quelle arabe. La Badia di Cava possedeva un notevole patrimonio equino, e venivano ceduti finanche esemplari da sella per l’esercito.

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