Dal 1811 è frazione maggiore del comune di Montano Antilia, ricompresa nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Villaggio agricolo sorto nell’Alto Madioevo, intorno alla chiesa di San Nicola di Mira di costruzione bizantina risalente al 1700.
Altro edificio degno di nota è la cappella del patrono del paese San Rocco, molto semplice nella struttura ma d’interesse artistico perché ne conserva la fattezza originale.
Abatemarco prese il nome da Marco, abate del monastero di Santa Cecilia. Fu centro rinomato e frequentato per la coltivazione e la lavorazione del lino sotto la guida sapiente di monaci agrimensori. La sua storia però è molto travagliata, in quanto a periodi di intensa attività spesso si alternarono momenti di crisi economica e di calamità.
Ad agosto si festeggia il santo patrono San Rocco e ad ottobre la Madonna del Rosario con suggestivi spettacoli pirotecnici. Non mancano le iniziative legate ai prodotti tipici come la sagra della melanzana, nel mese di agosto.
L'Antonini, che designa il casale col toponimo di Bato Marco, si sofferma su un fatto particolarmente curioso, e cioè che polli, galline e tordi del luogo non si svilupperebbero, secondo lui, in modo regolare, forse perché, egli dice, il villaggio era «di non troppa sana aria».
Il Giustiniani enumera alcuni documenti dei tempi angioini, che menzionano Abate Marco, attribuendoli al casale in oggetto piuttosto che all'omonimo calabro, feudo di Lauria. Il R Q 3, però, chiarisce l'erronea collocazione mostrando che il casale in parola era parte del territorio di Novi, Gioi, Cuccaro e Magliano, cioè del feudo del duca di Monteleone, il quale permutò il casale di Abatemarco con quello di S. Mauro la Bruca posseduto da G. Battista Farao.Nei N R Q, però, si legge che nel 1472, prima che il feudo di Cuccaro venisse donato da re Federico a Berlingieri Carrafa, il casale di Abatemarco era compreso nel demanio regio e che Luigi de Marra aveva comprato i tributi fiscali del villaggio da Giovan Tomaso Caracciolo.
A Luigi de Marra successe il figliuolo G. Battista che lo possedeva «ANNUI DOCATI 380 DIRICTIS FISCALIBUS».
Il 6 aprile 1563, «NEAPOLI HORA QUASI PRIMA NOCTIS TRIBUS (OMISSIS) LUMINI BUS ACCENSIS AD AGNOSCENDAS PERSONAS» (not. Annibale Battinelli di Napoli), Domenico Ettore Pignatelli, duca di Monteleone, vendé il casale di Abatermarco al magnifico Giovan Battista Farao di Cuccaro «PRO CONVENUTO ET FINITO PRETIO DUCATORUR MILLE DE CAROLENIS ARGENTIS».
Della somma il Faraoversò al duca solo 200 ducati «in diversa moneta argentea», obbligandosi a versare gli altri 800, in ragione di cento all'anno, dai proventi del feudo e da quelli del diritto di portolania dal Farao, vantato sulle Terre di Cuccaro, Gioi, Novi e Magliano, di proprietà del duca Pignatelli. Nel 1625, il curatore dei beni del principe Sanseverino di Bisignano vendette Abatemarco a Pietro Greco.
Il Giustiniani, così come l'Antonini, ubica il casale in una valle «dove si respira un'aria niente sana», che l'Antonini sospetta derivante dalle marcite del lino.
La produzione locale si restringeva ai soli generi di prima necessità per il fabbisogno dei 500 abitanti, tutti dediti all'agricoltura.
IN TRENO: Scendere a Montano IN PULLMAN: Numero 75 da Salerno Numero 88 da Napoli
LATITUDINE: 40.1454626
LONGITUDINE: 15.358313700000053
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