Toponimo di età medievale derivato dalle particolarità fisiche del suolo. Casale dello «stato» di Castellammare della Bruca ne seguì sempre le sorti (v. Velia - Castellammare della Bruca). Infatti, nel 1415 i discendenti di Andrea e Boffilo del Giudice, signori di Capaccio, vendettero questo feudo comprendente Ascea, Terradura e Catona, a Francesco Capano, il quale lo vendette poi a Francesco Sanseverino, conte di Lauria, duca di Scalea e barone di Cuccaro.
Dal conte Sanseverino il feudo fu poi donato alla Santa Casa dell'Annunziata di Napoli, il cui banco, dopo le note vicende, fallì, per cui il feudo di Castellammare della Bruca con Ascea, Catona, Vallo di Novi e Terradura finì per essere acquistato da Stefano Maresca di Ascea per 87.450 ducati, la famiglia lo possedeva ancora quando venne abolita la feudalità.
Il Pacichelli dice della sola nuova numerazione (fuochi 41: ab. 205) di «Serra dura seu Terra dura». L'Antonini ne accenna appena nell'ubicare il villaggio alle falde di una collina. Va segnalato che nel fondo valle scorre il torrente Bruca che dal bosco dal quale discende prese nome, come dal bosco prese nome anche S. Mauro (della Bruca), mentre il villaggio di Castellammare, sede feudale, fu indicato come «della Bruca» per la flumarella (ora di S. Barbara) che lambiva le mura dell'antica polis. Il Galanti ci informa solo dei suoi 311 abitanti, mentre l'Alfano, che attribuisce il casale alla famiglia Maresca, dice che ai suoi tempi il villaggio contava 217 abitanti.
Il villaggio manca nel Giustiniani, per cui non è notizia della popolazione dal 1532 al 1669.
LATITUDINE: 40.1553254
LONGITUDINE: 15.215676400000007
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