ANGELLARA

Ancellara, Anguillara, Angillara, Angillaro (Angiddaro, forma dialettale). Università autonoma fino alla sua aggregazione a Vallo (2 km ). Da Salerno 90 km.

Frazione del comune di Vallo della Lucania dal 1911.
La sua fondazione risale intorno all’ VIII secolo ad opera di quei popoli che vennero nella Lucania con i Longobardi.
Angellara custodisce intatto un interessante patrimonio culturale e architettonico.
Il paese è spesso scenario di eventi dedicati alla tradizione gastronomica e musicale. I cittadini sono sempre molto attenti all’organizzazione delle feste religiose in onore di Sant’Antonio a giugno e di S. Veneranda agli inizi di settembre.

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

LA CHIESA DI SANTA VENERANDA

CAPPELLA DI SANTA MARIA LA PIETA'


Il casale, confuso spesso con Ancilla Dei dai documenti cavensi, seguì le sorti della baronia fino al primo trentennio del '500. Poco prima del 1538 pare che Ettore Pignatelli avesse venduto a Marcantonio Valletta di Novi la giurisdizione delle prime, seconde e miste cause di Angellara.

Ciò si rileva da una notizia contenuta nel Libro di memorie della famiglia Mongroveio: proprio nel 1538, infatti, il Valletta nell'acquistare Cannalonga dal duca, permutava per la somma di 500 ducati i diritti vantati su Angellara poi, nel 1572, ceduti dal Valleta a G. Batttista Farao, il quale, a sua volta, nel 1602 li restituì ai duchi di Monteleone, come risulta da un testamento redatto dal notaio Pietro Oreglia di Napoli.

La notizia sarebbe confermata in un atto del 24 maggio 1582 del notaio Cosimo Cortellissi di Novi, dal quale risulta che in quell'anno era capitano della Corte baronale di Angellara e Cannalonga il dr. Cesare de Hippolitis.Il Giustiniani dice che il casale e il suo territorio, che come sempre designa «Terra», è «situata in un luogo di aria niente salubre e i suoi abitatori, che ascendono al numero di 507 vivono assai miserabilmente ed essi non hanno veruna industria.

Vi languisce pure l'arte di coltivare i terreni, contentandosi di raccogliere una quantità di granone sufficiente al proprio mantenimento, delle castagne, e ghiande per gli animali porcini». Tali notizie non concordano con i dati relativi al censimento che delineano un incremento demografico proprio nel periodo 1532-1595 (da 198 a 360 abitanti) che subisce, poi, la comune flessione tra il 1595 e il 1648 e la pesante caduta a causa della peste abbattutasi nel territorio nel 1656.

Nel 1669 gli abitanti erano appena 156, che man mano crebbero fino a raggiungere negli ultimi anni del '700 oltre 600 abitanti.Dalle visite pastorali operate nel casale si ha notizia di un hospitale attiguo alla cappella «DICTA S. INCORONATA SIVE OSPEDALE». In una relazione del vicario De Pace del 26 luglio 1698 si legge che la cappella, un tempo appartenente alla famiglia Abbate, in quell'anno era passata a Bartolomeo Cobelli.

Al piano superiore dell'ospizio vi era una seconda cappella, dedicata a S. Maria della Pietà. Poiché le entrare dell'ospizio erano cospicue, «SICUT IN INVENTARIO», certamente in esso trovavano alloggio non solo i poveri di passaggio e i pellegrini, ma tutti coloro che erano privi del necessario per vivere. Dagli atti dell’Archivio comunale di Vallo della Lucania si apprende che la famiglia di Rosso Abbate di Angellara fondò un ospedale per l'assistenza di «gente nelle infermità e dare sepoltura a quelle che resteranno vittime di morbi».

Estinta la famiglia, «i naturali del paese assunsero la direzione dello stabilimento e la continuarono a tenere fintanto che non passò sotto l’amministrazione del Consiglio degli Ospizi». Nell'Archivio napoletano sono custoditi i processi del 1795 tra Scelza e Grandelli di Angellara contro il duca di Cannalonga (attuario Michele Baselice) e quello dei fratelli Scelza di Angellara contro l'Università di Casalicchio, per questioni riguardanti esenzioni fiscali.

Nel 1799 Angellara fu eretta a municipio per l'operosa attività del dr. fisico Antonio Cobellis, poi imprigionato nel forte di Vigliena dove morì il 13 giugno del 1801.

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