Albanella si trova in una posizione strategica tra il mare e i monti Alburni.
Le origini di Albanella risalgono ai profughi di Paestum intorno al X secolo.
Nel 1854 furono rinvenuti due sepolcri risalenti alla fine del V secolo a.C. con alcuni affreschi sulle pareti interne, testimonianza che la zona fosse abitata da tempi ancor più remoti.
Isolata rispetto al centro abitato, si trova la Parrocchiale di Santa Sofia che conserva le reliquie della santa. Interessante è anche la Chiesa di San Matteo con annesso campanile in stile romantico.
Nello stemma del paese sono raffigurati due cipressi sormontati da due stelle che richiamano la memoria dolorosa delle città distrutte di Capaccio e Paestum, arricchiti da onde che rappresentano i fiumi Calore e Sele.
Sono di grande attrattiva alcuni percorsi paesaggistico-ambientali come il Bosco delle Cameribe, vicino alle grotte di Castelcivita; il Parco della giunta del Sele e del Calore e il Parco del fiume Cosa.
Ad Albanella si organizzano molte sagre con i prodotti tipici della zona, come le bontà bufaline ed eventi che riportano in vita antichi sapori, mestieri e tradizioni. Ad agosto si è soliti assistere ad uno storico palio tra le contrade albanellesi.
In mancanza di ogni documento delle età longobarda, normanna e sveva riferibili ad Albanella nell’Archivio cavense, notizie sicure si rilevano solo dai Registri Angioini. I Registri sono importantissimi perché, fortunatamente, ci informano dei diversi passaggi della baronia di Fasanella con Albanella, Capaccio S. Pietro, Corneto, Ottati, Roccadaspide e Sant’Angelo. Baronia vivente iure longobardorum, e perciò divisibile, fu in possesso di Lampo di Fasanella e poi del figlio Tancredi.
Questo ebbe solo due figlie Alessandrina e Filippa. Quest’ultima aveva sposato Tommaso di Saponara, subito morto, per cui Filippa sposò Francesco Riccardo di Fasanella, al quale portò in dote la baronia di Fasanella con Albanella posseduta così maritali nomine. Ma Francesco Riccardo prese parte alla nota congiura di Capaccio nel 1246, contro Federico II di Svevia, per cui fu spogliato di tutti i suoi beni. Rimasta vedova Filippa, riparata in esilio, sposò Gilberto di Fasanella. Intanto Albanella veniva assegnata al cugino di Filippa, Riccardo, il quale morì senza eredi per cui Albanella tornò alla Corona. Re Manfredi di Svevia perciò poté donare il feudo al conte Giordano, al quale fu avocato da re Carlo I d’Angiò e riconosciuto a Gilberto di Fasanella.
In quel periodo Albanella era posseduto per metà da Gilberto e per metà da Marchesa, moglie del fu Nicola di Mansella di Salerno. Albanella aveva subito non lievi danni nel corso della guerra angioino-aragonese, se il 2 novembre 1291 il re scriveva al giustiziere del Principato di escludere anche Albanella dalla riscossione delle tasse. Dai Mansella poi la metà del feudo passò a Roberta d’Alneto, moglie del milite Giovanni Cozzarelli. Successivamente passò a Giovanni di Montenegro, il quale possedeva anche i feudi di Corneto e Rocca dell’Aspro.
Nel 1465 re Ferrante d’Aragona concesse Albanella a Roberto Sanseverino conte di Caiazzo, il quale nel 1484 donò Albanella, con Caiazzo, Corneto, Felitto, Roscigno, Serre, Campora, Fosso S.Pietro, Vallerationis, S.Maria di Taverna e i territori di Mariano e Persano, al figlio Giovan Francesco con l’assenzo del re. Nel 1501 re Federico, per la ribellione di Giovan Francesco l’avocò al fisco insieme alla baronia di Pietra Paola, vendendola al fratello Ferrante d’Aragona. A seguito del trattato di pace il feudo di Albanella venne restituito al figlio di Giovan Francesco, Roberto Ambrogio il quale nel 1526 lo perdette per denari 27.000 a favore del conte di Bonnello.Da un instrumento del 1646 risulta che era feudatario di Albanella Matteo Francesco Cannicchio.
Il 1 giugno 1779 era in possesso del feudo Giuseppe Maria Moscato, Marchese di Poppano, il quale ebbe 4 figli. Il primogenito Nicola morì celibe, il secondo, Filippo, fu cavaliere professo dell’Ordine di Malta, la prima figlia Teresa, che sarebbe stata l’erede dei beni feudali senza l’abolizione della feudalità, sposò il nobile Vespasiano Palolamolla di Torraca.
Il Di Stefano fa risalire l’origine di Albanella alla distruzione di Paestum. Ad Albanella era pure un convento di Carmelitani con la chiesa della S.S. Annunziata, soppresso nel 1652, le cui entrate di denari 18 vennero devolute alla parrocchia di S. Matteo. Protettrice del paese è Santa Sofia, la cui chiesa è fuori dell’abitato. In un documento su questa chiesa si racconta quanto segue: «il 15 maggio la Santa è solita alcune volte, far comparire un’acqua miracolosamente, ora in una ora in un’altra parte del pavimento della chiesa ed ora sopra il parapetto di legno che è avanti il suo altare. Quest’acqua da mani sacerdotali si raccoglie e a fedeli si dispensa ma se da mano laicale viene, subito sparisce».
L’Antonini narra pure di un altro miracolo che si osserva nella cappella della Concezione (unita a casa Albini) in cui «un campanello sospeso al muro, che in alcune volte da se per lungo tratto ha soluto sonare».
Il barone Antonini nel I libro del Discorso III della Lucania del 1795 racconta così: «Li è vicino circa due miglia Albanella e verso oriente la Rocca dell’Aspro, similmente in buoni, ed opportuni siti sondata, e che hanno terreni probissimi per pascoli, per semina e per frutta».
LATITUDINE: 40.4781626
LONGITUDINE: 15.114332399999967
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