Frazione del comune di Stio, è un piccolo borgo circondato da verdeggianti colline vicino alle sorgenti del fiume Alento.
Il centro storico ha il caratteristico aspetto degli antichi villaggi rurali del Cilento caratterizzati da vicoli stretti, corti e piazzette. Il più importante monumento è l’antichissima chiesa di San Gennaro che conserva un dipinto murale raffigurante la benedizione del Santo al paese.
Il suo prodotto tipico è il fagiolo della regina, cibo prediletto dalla regina Maria Carolina d’Austria per il quale molti visitatori vengono ad assaggiarne la tipicità.
Anche Gorga, come gli altri casali dello «stato» seguì le sorti di Magliano e poi quelle di Stio a cui fu unito nel decennio francese (1811).
Due documenti della seconda metà del ‘500 informano di preposti, in quel periodo, all'Università. Col primo documento un certo Antonio Suazo, chiede al sindaco Francesco Merlotta e ai sindicari Guglielmo Rubeo e Antonio Casciudelotto «di possere roppere l'astrico dell’ala destra dintro la chiesa et farsi una sepultura» (8 novembre 1581). Nel resoconto (notar Donato Antonio Galeota) di un parlamento tenuto il 2 settembre 1590 (procura per la riscossione di alcune rendite specificate in un real decreto) si parla di «domini Julii Cesaris Santori capitanei ditte Terre Magliano et casalis», degli eletti locali «Sipio Taralli et Joh. Desio et Gabrielis Taralli» e di quelli di Magliano Vetere e Capizzo.
Del casale fa qualche cenno l’Antonini, il quale, in nota, lo ricorda quale luogo natio dell'umanista Camillo Valio. Dai censimenti risulta un incremento della popolazione tra il 1532 e il 1648 e una quasi decimazione nel 1656. Infatti, nel 1669, tredici anni dopo la peste, si numeravano a Gorga solo 11 «fuochi» e appena 66 abitanti, mentre nel 1648 ammontavano a 480. Nel '700 l'incremento demografico si mantenne costante.
I protocolli dell'anzidetto notaio Galeota ci tramandano utili notizie sugli eventi dei casale. Giuridicamente interessante è una costituzione dotale del 13 novembre 1593 soprattutto per le dichiarazioni dei convenuti. In occasione del matrimonio di Vittoria de Flora di Gorga con Virgilio di Bello di Rodio, i familiari assegnarono una dote di 420 ducati, dei quali «tercentum in pecunia» e 120 in beni mobili (biancheria, mobilia) dei quali, però, manca l’elenco.
Il Di Stefano, a proposito del matrimonio celebrato nel 1597 tra il medico Francesco Antonio Galeota di Gorga con Diana Santoro di Laurino, vedova del dr. Ottavio Aiscora, anch'egli di Laurino, parla di una dote di ben 900 ducati.
Tra i partecipanti al Sinodo di mons. Brancaccio (1629) troviamo I'arciprete di Gorga, D. Decio Galeota dei baroni di Monestarace, Novi, Gioi, Cuccaro e Magliano, di cui Di Stefano non sa «se di linea legittima o bastarda».
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