Da Cicerone fu definita la “piccola gemma del mare del Sud” mentre l’imperatore romano d’Oriente Massimiano Erculeo la scelse come residenza estiva per la mitezza del clima e l’incanto del paesaggio circostante.
Da visitare è la Villa comunale con varietà di essenze arboree ed il monumento a Carlo Pisacane. Interessanti sono la zona archeologica di Santa Croce con i resti di una villa romana marittima, la chiesa dell’Immacolata Concezione, eretta tra il 1719 ed il 1730 e la chiesa di San Giovanni Battista. La Torre neo-medioevale dell’Osservatorio Meteorologico decorata con le effigie in ceramica dei grandi uomini di scienza, la scultura “La Spigolatrice” sullo scoglio dello Scialandro, Largo Pisacane che si affaccia proprio sulla spiaggia dove sbarcarono i trecento guidati da Carlo Pisacane ed un cippo con i versi della Spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini.
Da non perdere la sorgente dell’Acquamedia, ossia acqua dolce mescolata ad acqua marina dal gusto gradevole dalle proprietà diuretiche. Particolari sono le Saline ovvero scogli lisci cosiddetti per la capacità di trattenere l’acqua marina durante le mareggiate ed il sale dopo l’evaporazione dell’acqua. Interessanti sono la statua del Cristo degli Abissi, il sentiero “Apprezzami l’asino”che conduce alla Grotta delle Colonne, Torre Capobianco di origine medioevale, le Grotte di Cartolano e di Mezzanotte.
Ricorrenze e feste locali sono la Fiera dell’Immacolata (7 dicembre), il Festival della Memoria Collettiva (giugno), il Premio Mister Italia (luglio), la Rievocazione storica dello sbarco di Carlo Pisacane (agosto), le Regate veliche nella baia (estate). La Sagra del pesce azzurro (10 agosto).
L'Antonini si dilunga a parlare di Sapri « nel di cui porto, e all'interno di esso trovandosi grossisime antiche fabbriche, lasceremo al lettore, dopo averle noi minutamente descritte, il giudicare chi abbia potuto farne, se i Sibariti o i Romani ». Escludendo che fosse stata una città, l'Antonini si richiama ad Erodoto modificando la lezione esatta Skidron con Dipron; dice poi di Frontino, di Merola che ubicò a Sapri il Laos di Strabone, de Cluverio, del Pacichelli e del Gatta che ubica Blanda a Sapri. Egli insiste sulle «sue ruine» e dei « grandi avanzi di fabbriche » che asserisce di aver visto personalmente. Il Laudisio però, dopo aver detto che la chiesa di Sapri fu elevata a parrocchia solo nel 1725, continua richiamando anch'egli l'opinione dell'Holstenius che ivi « fuisse olim sitam antiquam Blandam, urbem episcopalem», affermando pure lui dell'esistenza di resti archeologici, tra cui, « nella piazza di Sapri », l'epigrafe di Lucio o Sempronio Prisco, trascritta dall'Antonini nelle lettere a Matteo Egizio e nella Lucania.
La notizia più antica circa l'esistenza di un locale abitato, almeno finora, è nella nota lettera (a. 166) dell'arcivescovo Alfano di Salerno, con la quale ricostituiva l'antica « quae modo Paleocastren dicitur Ecclesiae, per apostolicam institutionem nostro Arciepiscopatui subiectae » ed elevava a vescovo il monaco cavense Pietro Pappacarbone da Salerno, destinandolo a quella sede. Nel definire i confini della ricostituita diocesi, l'arcirvescovo v'includeva con « Camarota, Caselle, Turturella, Turraca » anche « Portum » da identificare appunto con Sapri.
Mancano notizie in età normanna e angioina del villaggio e del suo approdo monopolizzato dal vicino e più importante porto di Policastro.
Il Di Luccia afferma che l'abbazia di S. Giovanni a Piro possedeva la grancia a Sapri di S. Nicola, senza specificare però l'epoca della fondazione. Dell'età aragone si intuiscono notizie dalla costituzione della contea di Policastro concessa da re Ferrante al suo primo ministro Antonelio de Petruciis, il quale, con il consenso del re, associò il figlio Giovanni Antonio a1la contea che ormai si estendeva, in un unico complesso, da Novi oltre Policastro.
Nell'Archivio delia Badia di Cava vi è la bolla del vescovo di Policastro che concedeva a mastro Santillo Grandi di costruire (a. 1481) una cappella dal titolo di S. Maria al porto di Sapri.
La contea di Policastro. avocata al fisco per fellonia, dopo l'arresto e la decapitazione di Antonello venne poi concessa da re Ferdinando (25 ottobre 1496) a Giovanni Carrafa.
Non è da escludere che il villaggio marinaro di Sapri subisse danni dalle incursioni del Barbarossa (1543) e di Dragut pascià.
La famiglia Carrafa possedeva ancora la contea nel '700. Il 3 ottobre 1770 la figlia di Gerardo Carafa e della congiunta Ippolita Carafa, Teresa, ebbe quale unica erede intestato Policastro con titolo di conte, Forli con titolo di duca (il titolo era stato trasferito su Ispani con diritto al villaggio di denominarsi Forli), Libonati (Vibonati), Sapri e Santa Mericina o Marina e con i casali di S. Cristoforo e Capitello. Successivamente Teresa ebbe intestate varie giurisdizioni delle terre di Bosco, S. Giovanni a Piro e Torre Orsaia. Teresa aveva sposato il congiunto Gennaro Carafa, principe di Roccella e vedovo di Silvia Ruffo. Costui aveva avuto discendenza maschile da Silvia, per cui il primogenito Vincenzo divenne erede dei feudi della Roccella e il primogenito delle seconde nozze, Gerardo, ebbe titoli e feudi di Policastro. A Gerardo successe Francesco (1 giugno 1781 - 22 settembre 1846) che dalla moglie Beatrice di Sangro ebbe poi Nicola (n. 21 agosto 1829), il quale con decreto ministeriale 18 agosto 1831 ottenne il riconoscimento di tutti i titoli e predicati, e due femmine, Maddalena (sposò Camillo Severino Longo, marchese di Gagliati) e Maria Teresa. Nicola morì (25 dicembre 1894) senza discendenti, per cui i titoli di conte di Policastro, duca di Forli (Ispani detto Forli) e duca delle Chiuse, con i predicati di Tenerola, Frattapicccia (Terra di Lavoro), Sapri, Libonati (Vibonati) e Pardirola (1897) passarono per legittima successione alla nipote Maria Severino Longo, marchesa di Gagliati e di San Giuliano, figlia di Maddalena Carafa e moglie dei nobile Lorenzo Tortora Braida.
Il Giustiniani l'ubica alle « radici di un monte, accosto al mare », ripetendo dall'Antonini le notizie circa i ruderi.
Sapri è nota per l’infelice spedizione (28 giugno 1857) di Carlo Pisacane ucciso con alcuni dei suoi 300 (2 luglio 1857) verso Sanza.
LATITUDINE: 40.07324689999999
LONGITUDINE: 15.629010600000015
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