CAPOGRASSI

Università autonoma fino alla sua aggregazione a Serramezzana (4 km, mulattiera). Da Salerno 75 km.

Frazione del comune di Serremezzana, è un piccolo borgo risalente al 1113.

Meritevoli di visita sono il Mulino ad acqua di San Nicola, la Cappella di San Leonardo citata nel 1505 durante una visita dall'abate Don Michele de Tarsia ed il Castello.

CAPPELLA DI SAN LEONARDO

SCORCIO DEL BORGO

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

VEDUTA DEL BORGO


 Il Ventimiglia e poi il Guillaume assegnano il villaggio alla Badia cavense cui apparteneva, dice il Ventimiglia, anche Serramezzana nel XIV secolo. Pare, tuttavia, che la Badia possedesse, oltre la giurisdizione spirituale, solo delle proprietà nel suo territorio. È notizia, infatti, che il villaggio fosse appartenuto dapprima della famiglia Capograsso di Salerno, originaria però del villaggio da cui avrebbe tratto il cognome. Certo è che nel più volte ricordato diploma di Troisio di Sanseverino del
1113 è solo fatto cenno ad una eredità che fu di Stefano, detto di Capograsso, donata alla Badia.

Una omonima famiglia, forse, era anche a Serramezzana se nel giugno del 1258 Matteo Capograsso donò al monastero cavense, oltre  ad un mulino in «Ollarola», terre possedute a Serramezzana. Del luogo era però già notizia nell'istrumento di delimitazione dei confini delle proprietà Sanseverino-Badia del 1187.

Afferma il Mazziotti che nel 1392 era già signore del villaggio Landolfo Capograsso che trasmise il feudo ai discendenti. Nell’ABC vi sono tre documenti riguardanti i Capograssi relativi al periodo 1400-1521, tra questi ci sono la concessione di una terra in località Aqua de lo Ceraso, fatta dal vescovo e abate di Cava e dal convento cavense per una libbra di cera annua (20 ottobre 1404), e la vendita di un castagneto a S. Mauro, «ubi dicitur lo Planu de li Capograssi», per 7 tarì d'oro.

Dopo l’avocazione al fisco dei beni dei Sanseverino il 22 luglio 1476 re Ferrante investì, Cesare Accrocciamuro, primogenito del magnifico Rainaldo, delle terre abitate, «seu castella» di Cuccaro, Capograsso, Copersito, Celso e Casalicchio.  Quando, nel 1525, Giacomo Capograsso morì gli succedette il figlio Lodovico che fu investito del fuedo ne Ferrante Sanseverino, dal principe di Salerno Ferrante Sanseverino. A Lodovico successe suo figlio Giacomo che perdette il feudo a seguito della definitiva avocazione al fisco dei beni dei Sanseverino. Quando questo avvenne, infatti, egli non poté dimostrare la concessione del feudo mediante un titolo originale. Il feudo fu perciò avocato al fisco e venduto a Nardo Frezza (a. 1557).

Anni dopo ne era feudatario Giovan Ferrante Piccolomini, al quale (a. 1574) successe il figliuolo Cesare che alienò (1580) il feudo a favore di Marzia Albertina. Questa cedette il feudo a Scipione Cecere di Salerno, come conferma il Mazza.

Dal Venereo si apprende della chiesa di S. Maria delle Grazie esistente nel 1575 e di quella di S. Nicola di Capograsso esistente nel 1590, di cui non si ha più notizia nei documenti cavensi a partire dal 1876.

Alla fine del '500 il feudo era in possesso di Vincenzo Corcione, feudatario pure di Cannicchio, S. Mauro e marina di Acciaroli. Nel 1606 gli successe il figlio Rina1do, il quale rivendette i feudi a Giustino Valletta. Il Valletta rivendette Serramezzana e Capograssi a Tommaso de Franchis, il quale li rivendette a Fabio Bologna. Alla morte di quest’ultimo (13 agosto 1623), i feudi passarono a sua figlia Dorotea.

Nel '700 troviamo i feudi intestati ad Antonio d'Anfora, il quale nel 1706 alienò S. Nicola di Capograssi (già Capograsso) a favore di Pietro Paolo Mastelloni, che vi ebbe il titolo di marchese (5 maggio 1725). Gli successero Nicola (m. 17 settembre 1740), Michelangelo (m. 20 novembre 1776) e Nicola (17 febbraio 1778).

Il 13 giugno 1799 il feudo fu sequestrato in danno di Nicola Mastelloni, reo di Stato. Dimostrata la sua innocenza, con provvedimento sovrano (10 febbraio 1801) il feudo fu liberato dal sequestro. A costui segurono Michelangelo (n. 1785 - m. 28 gennaio 1826) e Nicola Maria (21 gennaio 1821 - m. 1 luglio 1893) che ne ottenne il riconoscimento legale con Regio decreto 5 gennaio 1859. Da costui passò a Michelangelo (n. 23 ottobre 1852) che sposò la nobile Alessandrina Capecelatro, duchessa di Castelpagano e marchesa di Ripamolisano. Con Regie lettere patenti (1 marzo 1896) Michelangelo ebbe riconosciuti personalmente gli anzidetti titoli maritali nomine e di propria effettiva spettanza e perciò trasmissibili, con le norme dell'antica successione napoletana, al figlio primogenito Nicola (n. 22 gennaio 1882).

Il Giustiniani pone Capograssi sotto la giurisdizione spirituale della Badia di Cava e a 46 miglia da Salerno, «in una valle, ma di buon'aria, siccome avvisa l'Antonini». Dice pure dei prodotti locali
(vino e olio) e degli abitanti ai suoi tempi 400 «tutti addetti alla sola agricoltura». Aggiunge che «oggi si possiede dalla famiglia Mastelloni col titolo di Marchesato».

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