Frazione del comune di Ogliastro Cilento, che ben conserva l’aspetto dell’antico borgo cilentano.
Alcuni ritrovamenti recenti di tombe, fanno risalire il primo insediamento al IV secolo a.C., in epoca lucana.
Molto sentito è il culto di San Giovanni Battista che viene celebrato a giugno con una grande festa.
Durante il periodo estivo si organizzano diverse manifestazioni volte a presentare e diffondere cultura e tradizioni locali .
Prima notizia sicura del villaggio è nella donazione, già ricordata, al monastero di S. Fabiano, fatta nel 1103 da Giovanni, figlio del fu Bertari, e da Rolegrima, figlia del fu Grimoaldo, ambedue di Finocchito, della loro proprietà sita in diversi territori, tra cui «alia heredita vocatur». Successivamente abbiamo notizia «la redita» in una concessione decennale di terre del 1158. Il 6 maggio 1299, nell'accogliere una supplica del vescovo di Capaccio, il sovrano concesse l'esenzione fiscale per un biennio anche agli abitanti di «Heredite», purché fossero tornati nelle proprie abitazioni, abbandonate per l’infuriare della guerra angioino-aragonese.
Con Ogliastro, e altri cinque abitati poi scomparsi, Eredita faceva parte dello «stato» ecclesiastico di Agropoli. Della comunanza di territorio e doveri feudali è menzione anche in un istrumento che sanò una vertenza giudiziaria sorta tra i feudatari di Agropoli, Eredita e Ogliastro.
Nel 1445 il sindaco di Eredita e quello di Ogliastro comparvero innanzi alla Camera della Sommaria lamentando di subire molestie da parte del Commissario nominato dal duca di Calabria, Ferrante d’Aragona, per la riscossione della colletta per l’incoronazione. I sindaci dichiararono di essere in possesso di un «regium privilegium» che esentava i due villaggi dal versamento di due delle tre once dovute per ogni colletta. Nel 1451 il re donò a Massimo Caracciolo il mero e misto imperio e la giurisdizione delle cause criminali di Eredita e Gioi.
Scrive il Mazziotti, e la notizia forse è di provenienza dal manoscritto del Ventimiglia, che la Regia Corte, nel mettere all'asta il feudo di Ogliastro che Galeazzo Spiccadori aveva acquistato dai Sanseverino, unì nella stessa vendita anche il feudo di Eredita, acquistato (a. 1556) da Giovanni Gomez. Da questo il feudo passò al figlio Gaspare e da costui (a. 1569) al nipote Michele Giovanni.
Dai Gomez il feudo passò poi alla famiglia Altomare. Fabio Altomare lo alienò poi (a. 1588) a favore di Paolo del Baglivo, il quale lo vendette (a. 1590) ad Ascanio Muscettola. Sergio Muscettola, nel 1602, lo vendette a Gian Luca Bonito. Si legge nel Giustiniani che nel 1608 ne era in possesso Baldassarre Perrotti che lo aveva acquistato per 8800 denari in una vendita giudiziaria promossa dalla Regia Corte, evidentemente in danno del precedente possessore. Certo è che in quell'anno il Perrotti ne otteneva I'assenso, ed è certo che il figlio, Giovan Battista, nei 1626 possedeva Eredita con il titolo di barone.
Un omonimo nipote nel 1712 rinunciò al feudo a favore del fratello Matteo, il quale lo vendette (a. 1713) a Marco Garofalo con la nota clausola della ricompra. Infatti, lo ricomprò per rivenderlo, nel 1739, a Gerardo Perrotti. Da questo il feudo passò a Gaetano, dal quale l'acquistò (a. 1749) Andrea Perrotti, come si legge nel Cedolario. Da Andrea il feudo passò al nipote Baldassarre, e da questo a Biagio, dal quale, per successione il 25 febbraio 1775, passò a Giovan Battista Perrotti che lo possedeva ancora ai primi dell'800.
Va ricordato che nel 1618, presso la Regia Corte della Vicaria prima, e il Sacro Regio Consiglio poi, si era accesa una vertenza giurisdizionale tra i feudatari di Ogliastro, Eredita ed Agropoli circa la competenza dei reati commessi in tutto il territorio, dato che un tempo i tre villaggi avevano fatto parte di un unico «stato» con un solo feudatario, il vescovo pro-tempore di Paestum prima, e di Capaccio poi. In questo territorio tutti i cittadini godevano di uguali diritti ed erano soggetti ad uguali doveri, come quelli fiscali. La lite era stata determinata dall'arresto, ordinato dalle corti baronali di Ogliastro e di Eredita, di alcuni forestieri, autori di molti reati commessi nel territorio. Il feudatario di Agropoli si oppose all'arresto sostenendo che l'autorità delle due corti era limitata al solo ambito degli abitati e che tutti i reati commessi fuori di essi, cioè in tutto il territorio dell’antico «stato», erano di competenza della corte feudale di Agropoli. Addirittura, il feudatario pretendeva di arrestare gli ufficiali che avevano fermato i delinquenti. La vertenza durò circa un secolo. Solo il 26 agosto 1698 i feudatari del tempo Gerolamo dei Monti Sanfelice, barone di Agropoli, Delia de Conciliis, baronessa di Ogliastro, e Baldassarre Perrotti, barone di Eredita, riunitisi, stipularono un compromesso nel chiostro dei Gerolomini di Napoli.
Mancano i censimenti di Eredita del 1489 e 1508. II Giustiniani ubica il villaggio a 35 miglia da Salerno giudicandolo però, come l'Alfano, di aria non buona. Dai censimenti si rileva un certo incremento della popolazione fino al 1595, poi una flessione nel 1648 che non si accentuò nel 1669. Si rileva una certa ripresa nel 1708 e una nuova flessione nel 1795 che persisteva nel 1816.
LATITUDINE: 40.35173379999999
LONGITUDINE: 15.045601300000044
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