Frazione marina del comune di Ispani, si affaccia sul Golfo di Policastro ai confini del Parco del Cilento e Vallo di Diano.
La suggestione del territorio col suo giusto connubio tra natura e mare, una buona organizzazione ricettiva, l’ospitalità della gente del posto e le prelibatezze gastronomiche tipiche della zona, fanno di Capitello una meta turistica molto apprezzata.
Sorto come piccolo borgo di pescatori, nel corso dei secoli si espanse grazie alla vicinanza del Castellaro che rientrava nel circuito difensivo della Policastro normanna, del XII secolo di cui ne sono visibili i ruderi.
Fu costruito da Ruggiero I, fratello minore di Roberto il Guiscardo con il concorso di Ruggiero d'Apulia, figlio di Roberto.Contribuì allo sviluppo del territorio di Capitello, la presenza della Torre costiera quadrilatera del XVI secolo, fatta costruire dal vicerè spagnolo di Napoli per difendersi dagli attacchi dei pirati saraceni.
Di considerevole interesse dal punto di vista architettonico e storico, è l’arco d’accesso ai giardini dell’ex palazzo Carafa, sormontato da una lapide di marmo che avvertiva i malintenzionati della risolutezza dei feudatari dell'epoca. I Conti Carafa della Spina si rifugiarono a Capitello per scampare alla malaria che aveva infestato le terre della vicina Policastro e qui fecero costruire un importante palazzo che oggi ospita un convento ed è di proprietà delle Suore Elisabettine Bigie.
A giugno si tengono i festeggiamenti del santo patrono Sant’Antonio da Padova, preceduti dalla tradizionale benedizione dei pani.
Il Giustiniani si limita a fornire solo qualche notizia sul villaggio che dice distante «da Bonati» (Vibonati) due miglia. Segnala anche che vi erano «molti magazzini per riporvi il sale», aggiungendo che il luogo era «abitato da pochissimi individui».
Il feudo manca nel Galanti mentre l'Alfano lo assegna alla famiglia Carafa, conti di Policastro, che lo possedevano già nel '700. Tancredi suppone che il villaggio sia sorto sia a come conseguenza della malaria che infestava il fondovalle sia, come i vicini S. Cristoforo e S. Marina a seguito delle incursioni barbaresche.
A Capitello risiedevano anche i conti Carafa, in un palazzo ora adibito ad asilo infantile. Una lapide asportata dal palazzo e murata all’ingresso dei giardino recita: «Non t'alletti, o pirata / il bel terreno / simbol di Carafa / poiché una Spina il guarda / e se impiagò beltà divina / trafigger saprà meglio un mortal seno / 1645».
Il Tancredi assicura che sulla collina Castellaro vi sono ancora i ruderi di un antico castello e che una pianta de1 1746 conservata presso l’ASN riporta, tra i centri esistenti a quel tempo, anche Policastro, il Castellaro, Capitello e Petrasia.Sopra Capitello, dov'è l'odierno villaggio di Ispani, c’era Agata e più sopra c’erano Petrasia, Bibione e Nove. Il toponimo di quest’ultimo è spiegabile così «Bibo ad Siccam odie ruin».Nel territorio vi è pure una torre di difesa (alla “Punta” di Capitello) ora restaurata.
La chiesa parrocchiale, recentemente restaurata, ha il titolo di S. Ferdinando Re, in omaggio a re Ferdinando che contribuì alla sua costituzione. Patrono, però, è S. Antonio di Padova a cui è dedicata una chiesa.Già curata della cattedrale di Policastro, la parrocchia fu eretta da mons. Federico Pezzullo il 15 gennaio 1955 e intitolata a S. Ferdinando re.
Nel 1809 la popolazione era di 25 abitanti, ne1 1871 di 240, nel 1931 di 384, nel 1961 di 568 e di 511 nel 1970. Nei verbali delle visite pastorali non ho rinvenuto quelli di Capitello.
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