È un paese collinare tanto carino e piacevole soprattutto in estate, perché si può godere un clima fresco.
Il centro è antico e collegava le strade del sale che portavano al Vallo di Diano con l’area di Novi, Civitella e Gioi. Dai suoi boschi si estraeva il legno pregiato utilizzato per la costruzione delle navi della flotta velina.
Ceraso vanta un notevole patrimonio storico-religioso grazie alla presenza di edifici sacri molto interessanti come la Chiesa di S. Nicola, le Cappelle di S. Silvestro e S. Giuseppe, la chiesa di Sant’Antonio.
Il posto era noto per i suoi terreni fertili ricchi di calcare, silici e argilla che producevano vini generosi tra cui la vinaccia molto conosciuta anche nel capoluogo partenopeo. Ancora oggi è molto apprezzata la coltura di ulivi e viti, mele annurche e castagne.
La prima notizia pervenutaci su Ceraso è contenuta nella bolla di Eugenio III del 6 maggio 1149 con la quale si conferma all'abate Marino di Cava il possesso, tra l’altro, della chiesa di S. Barbara «ubi Cerasus dicitur».
Dell'importante nodo viario e centro di riferimento toponomastico è notizia pure in una bolla di Alessandro II del gennaio 1168. Il paese è però senz'altro di età più antica. Il luogo già in età greca, infatti, era un nodo viario perché proprio lì, si diramava, «la strada del sale», la più breve via per Novi, la Civitella e Gioi. Ed è difficile che in un siffatto centro viario non sia sorto un nucleo abitato già durante le guerre Puniche, quando il luogo, appunto per la sua posizione geografica, divenne un naturale centro di smistamento del legno pregiato per le navi, che si ricavava dai boschi circostanti per i cantieri velini.
Non abbiamo elementi per supporre che l'abitato fosse stato abbandonato durante le incursioni barbariche, è certo comunque che il vicus riprese il suo ritmo di vita con l'arrivo dei religiosi italo-greci che con le loro famiglie riempirono il vuoto demografico del territorio. Lo si deduce anche dal titolo della chiesa, dedicata a S. Nicola di Mira, e dai circostanti toponimi, tra cui la badia oggi scomparsa, ma ancora esistente nel '700, come mostrano i protocolli notarili.
Ceraso fu l'unico casale dell'antica baronia, e poi dello stato di Novi, che seguì gli eventi e la sorte del feudo fino all'abolizione della feudalità avvenuta nel 1806.
Nel Polittico di S. Barbara, la cui compilazione come si è detto potrebbe risalire al XII secolo, si ha notizia di alcune famiglie, di terreni allodiali o di terre concesse in enfiteusi ai naturali di Ceraso dalla Badia di Cava. Nei Registri angioini è notizia di «Petrus Zulus de Ceraso familiaris Erarius Curiae in Castro Positano, Minori, Maiori, Tramonti, Scalis, Ravello et Amalphiae». Dai documenti cavensi si apprende che proprio in quel tempo vi era a Ceraso un prete di rito greco, Bernardo Fasano, la cui vedova, nel 1415, donò dei beni all'abbazia di Cava. Notizia preziosissima, perché conferma come ancora in quel periodo, oltre che nei cenobi italo-greci ancora esistenti, l'antico rito si officiasse anche in alcune chiese del territorio e che quindi non fosse del tutto scomparso. Sempre in quell'anno l'Isca di Grandonio fu donata al monastero di S. Giorgio di Novi, ove nel 1430 vi giunse il dr. Dorodeo Lancillotti proveniente da Tropea, chiamatovi quale governatore della baronia da Giovanni Antonio di Marzano. Il fratello di Lancillotti, Giacomo, nel 1438 venne eletto vescovo di Policastro. Il figliuolo del governatore, Gelsomino, sposò Maria Prosquillo, la quale ammalatasi si trasferì a Cesaro con la famiglia. Il governatore costruì nel casale un grande palazzo, con torre quadrata, che tuttora sovrasta l'abitato.
Nel 1496 primeggiava a Ceraso la famiglia Giordano, la quale costruì nella chiesa parrocchiale una cappella dedicata a S. Caterina. Nel 1506 (17 novembre) il parroco Miraldo de Miraldo convenne con Carlo de Vicariis per la fusione di una campana.
Dalla Platea dei Celestini si ha notizia di donazioni di diritti al monastero, come quella delle acque e corsi d'acqua del territorio Isca di Ceraso da parte del barone Berlingieri Carrafa nell'anno 1521; di concessioni di terre, con atti notarili di Andrea de Lettieri del 1553, da parte del medesimo convento a G. Battista Jannicelli e di parte del Dragonetto di Cuccaro al nobile Nicola Giordano nell'anno 1560 delle «Destre di Chiarella».
Con i Lancillotti, i Giordano, i Fasano emergono a Ceraso nel '500, gli Jannicelli, i De Mero (Di Miero), e i De Lisa, tra cui il dr. Cesare, regio giudice, nel 1572.
LATITUDINE: 40.1957239
LONGITUDINE: 15.255989099999965
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