GUARRAZZANO

Guaraczanu, Guaratianum, Guarrazzano. Università autonoma fino alla sua aggregazione (a. 1806) a Porcili, poi Stella Cilento (a. 1871) 3 km. Da Salerno 82 km.

 

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

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CHIESA DI SAN NICOLA

VEDUTA DEL BORGO


 Prima notizia del villaggio si trova nell’istrumento di divisione (a.1047) della proprietà posseduta dal principe Guaimario V (IV) di Salerno e dai fratelli Guido, conte di Conza, e Pandolo, Conte di Capaccio e Corneto, «in finibus lucanie, ubi proprie ad duo flumina dicitur» e cioè nei pressi di Velia. Proprietà che il gromatico di fiducia del principe divise in tre porzioni rettangolari. Uno dei confini della porzione (sors) settentrionale passava per un vallone che divideva i tenimenti di Guarrazzano e Omignano. Anzi, a meglio chiarire, si aggiunse che «ista sors» settentrionale confinava a occidente appunto con il tenimento di Guarrazzano.

In un documento del 1110, edito da padre De Blasi, è detto dei «Guarazanisi», abitanti del villaggio.

Dal Giustiniani  si apprende che re Ferrante il 27 novembre 1463 (da Terlizzi) alienò a favore di Roberto Sanseverino il mero e misto imperio su Guarrazzano. Poi il feudo passò alla famiglia di Sangro, se nel 1513 Sigismondo, in occasione delle nozze tra il figlio Alfonso con Brigida di Capua, donò al figliuolo anche Guarrazzano.

Nel 1517 Antonio Caracciolo acquistò Guarrazzano e la quarta parte di Gaudo. Vi è pure notizia che nel 1524 ad Alfonso di Sangro successe il figlio Giovan Consalvo che chiese il relativo investimento feudale. È da supporre, però, che il Caracciolo avesse acquistato solo qualcuno dei diritti feudali sul villaggio. La vendita di Porcili (Stella Cilento), fatta da Carlo de Angelis (a. 1617) a Lucio Matarazzo per 8.100 denari, comprendeva anche i villaggi di S. Giovanni, Guarrazzano e Malafede.

Il Giustiniani dice che in un istrumento Guarrazzano era detto S. Giovanni Guinazzo.

Nel 1741, il duca Ignazio Barretta di Casalicchio alienò per 16.000 denari, Porcili (Stella Cilento) e Guarrazzano a Nicola Ventimiglia, che da lui giunsero ai discendenti fino ad Antonio Cesare nel 1800.

Il Giustiniani ubica il villaggio ai piedi del monte Stella, a 40 miglia da Salerno, scrivendo che gli abitanti erano dediti all'agricoltura (produzione di vino, olio, castagne, ghiande) e all’industria familiare dell'allevamento dei suini, aggiungendo che colà vi sono «vari pozzi di buon acqua».

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