Il Giustiniani l'ubica «in un colle, ove respirasi buon'aria» e ove si produceva «grano, granone, legumi, vino, castagne e ghiande per l'ingrasso de' maiali». Nella zona si produceva anche la seta come si rileva dalle notizie sul rapimento, ad opera di cinque banditi, del sacerdote Pasquale d'Ambrosio avvenuto nei pressi del villaggio, mentre tornava da Magliano Vetere dove era andato ad estrarre la seta.
Il casale era abitato da 48 famiglie nel 1532, da 74 nel 1648 e da 39 tredici anni dopo la peste. Anche qui la popolazione era più che raddoppiata nel 1708 e quadruplicata, con tendenza ad aumentare verso la fine del secolo. Nel 1861, Stio e Gorga contavano 1385 abitanti. Successivamente l'emigrazione fece segnare una flessione, che s'invertì soltanto a partire dal 1921 con un andamento costante.
Sulla nota frequentatissima fiera già si è detto nella prima parte di questo saggio e quando abbiamo parlato di Gioi. I protocolli notarili informano di una costituzione dotale nel 1607, di acquisti di censi nel 1608 e anche nel '700. Il 9 giugno 1808, Stio fece tenere all'Intendenza un budget (era sindaco Pasquale Vairo) con un disavanzo di d. 431 e grana 92 che, il 19 giugno, l'Intendente ordinò venisse integrato dai proprietari di terreni.
Questione demaniale.
La questione demaniale era collegata a quella di Magliano. I beni patrimoniali del Comune erano notevoli. Nel 1819 (quando era sindaco Domenico Trona) venne chiesta la liquidazione dei compensi omessi nel 1810 sui terreni della chiesa di Magliano (Bosco, S. Lucido e Piano di Ferrari), con una vertenza che si protrasse fino al 1861. Il 27 novembre 1819 il decurionato indicò altri beni ecclesiastici sui quali affermava di vantare compensi. Negli anni 1827 e 1828 il Comune impose un canone sui castagneti posseduti dai cittadini nei terreni comunali. Nel biennio 1842-1843 il Comune sostenne una lite contro Antonio d'Ambrosio che, a nome dei cittadini, aveva chiesto il riconoscimento degli usi civici sui terreni comunali. L'anno dopo s'iniziò la delimitazione dei confini tra i beni comunali e i signori Morra e Stromillo, definita solo nel 1862. Le questioni demaniali pendenti tra i comuni di Stio e Magliano ripresero nel 1847 e si conclusero soltanto nel tra il 1861 e il 1862 con quotizzazione dei fondi S. Lucido e Piano di Ferrari, posseduti da Magliano e poi restituiti a Stio. Una nuova lite si accese tra i due comuni nel 1861 circa la reintegra del fondo Prato e che si conciliò nel 1862. Un anno dopo si riaprirono nuove controversie per le liquidazioni di altri usi, poi anch'essi conciliati nel 1877. Solo nel 1880 si concluse la quotizzazione delle terre di Prato, Piano di Emilia e Destre, a cui però seguirono liti a causa di usurpazioni di terre e verifiche per le reintegre.
Un esempio tipico di procedure borboniche lo si rileva dal processo contro Pasquale d'Ambrosio arrestato il 9 dicembre 1850 quale, «imputato di reato di cospirazione ed attentato contro il Governo nel 1848-1849». Il 14 gennaio 1852 il sottintendente di Vallo definiva il d'Ambrosio «soggetto tristissimo sotto tutti i rapporti», anzi mostro d'iniquità e per il quale proponeva la relegazione. Solo anni dopo la Commissione d’Empara lo destinava «in domicilio forzoso ad Altavilla». Nell'ottobre del 1859 rientrò a Stio.
LATITUDINE: 40.30982360000001
LONGITUDINE: 15.251934900000037
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