Regno di ginestre, corbezzoli, eriche, mirto e tante altre piante della macchia mediterranea.
Dista 24 km da Vallo della Lucania e si raggiunge percorrendo una strada collinare costeggiata da ulivi, fichi e vigneti.
Il significato del suo nome “granai” è riconducibile a varie leggende molto antiche che testimoniano il passaggio di truppe longobarde proprio in quel territorio.
Non a caso Orria è uno dei borghi più antichi dell’entroterra cilentano, ancora molto legato alle tradizioni contadine tipiche della zona.
Proprio per ammirare e divulgare tali usi e costumi, è nato il Museo della Civiltà Contadina dove sono esposti antichi oggetti della vita contadina cilentana.
In estate Orria ospita la “Mostra-Mercato del Fico Bianco”, un appuntamento nato per promuovere la prelibatezza di questo prodotto tipico.
Il Giustiniani afferma che in tutti i censimenti del Regno, il villaggio è denominato Loria, «e non già Orria come viene in oggi appellata». Nessuna notizia del villaggio nei Quinternioni e nel Notamento. Nel Cedolario mancano le ultime intestazioni.
Il Giustiniani assegna la giurisdizione criminale di Orria al R. Fisco e la civile alla famiglia Giordano di Sessa.
L'Alfano afferma che il villaggio era feudo della famiglia Cecchi.
Negli Atti demaniali interessante è la deliberazione del Decurionato del 16 luglio 1847 (sindaco Felice Gugliucci) sul reclamo dei naturali del Comune di Orria contro il fittuario (Marco de Feo) dei beni dei padri Camaldolesi di Napoli che impediva gli usi civici che «ab immemorabili, dico immemorabile i Comunisti di Orria e suoi villaggi hanno esercitato [...] sui dinotati fondi e anche dopo la sentenza del consigliere Giampaolo si sono continuati senza interruzione alcuna».
LATITUDINE: 40.300273
LONGITUDINE: 15.17163549999998
VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS