Il borgo è una piccola frazione del comune di Perito, adagiato sul primo entroterra cilentano nel versante opposto della collina che fa da sponda al bacino artificiale dell'Alento e al suo meraviglioso parco.
Al centro vi è una piccola piazza da cui si diramano strette viuzze caratterizzate da antichi archi in pietra, tipici del paese così come particolari sono i portoni in pietra che costeggiano i vicoletti. Caratteristica è anche la chiesa parrocchiale a due navate dedicata a San Giovanni Battista, situata sulla sommità dell'abitato.
Il centro storico ogni metà agosto, si ravviva con la sagra "Vasci, Portuni e Pertose", in cui gli antroni e portoni dei palazzi signorili si aprono ai visitatori per gustare tante ricette locali.
Il casale seguì sempre le sorti della baronia e poi dello stato di Gioi. Ostigliano, prima posseduto dai Carrafa e dai Monteleone, nel 1614 era passato a Giacomo Zattera e nel 1639 a Cesare Zattara, come confermano i Cedolari. Nel 1737 apparteneva a Giuseppe Pasca e, dal 1774 al 1804, alla famiglia Ciardulli come appare dalle Intestazioni feudali (l’Intestazione a Nicola Ciardulli, però, è del 1772) e dalle Refute.
Trovano conferma, pertanto, sia le notizie pervenuteci dal Volpi, che assegna Ostigliano al feudatario dello stato di Gioi, che quelle dell'Alfano e del Giustiniani, che concordemente indicano quale feudataria del casale la famiglia Ciardulli.
Nei documenti dell'Archivio di Napoli del 13 ottobre 1522 è trascritto un ordine della Regia Camera al Commissario di Principato Citra circa la diminuzione delle quote di sale bianco alle Università di Perito e Ostigliano, in considerazione dell'esubero di consegne effettuate negli anni precedenti.
Dai protocolli del notaio Didaco Francesco Riccio si apprende che suor Antonia Ferrara, erede del barone Ferrara, il 13 luglio 1648 ratificò la donazione fatta al monastero femminile di San Giacomo Apostolo di Gioi della giurisdizione civile anche di Ostigliano.
Nel decreto della visita pastorale di mons. Siciliani del 20 settembre 1875 emerge che l'altare di S. Caterina della chiesa parrocchiale era per metà di patronato del conte di Ostigliano.
Scrive il Giustiniani che la terra di Ostigliano è «situata in piano, l'aria non respirasi insalubre, e il territorio dà del frumento, e del vino. Vi si raccoglie puranche della ghianda per l'ingrasso de' majali».
Notizie dell'Archivio di Napoli informano che nel 1522 Ostigliano era tassato per quattro famiglie, ventotto nel 1532, e soltanto sei nel 1648, ciò fa pensare ad una epidemia ancora più grave della peste. Successivamente al 1656 gli abitanti erano già saliti a 66.
LATITUDINE: 40.3156892
LONGITUDINE: 15.137634400000024
VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS