SAN RUFO

Santo Rufo, Santo Ruffo, Sanrufo, San Rufo. Università autonoma fino alla sua elevazione a Comune. Da Salerno 93 km.

Il borgo sorge nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in una zona prettamente montuosa a 600 metri sul livello del mare.

Nel centro storico vi sono la venerata e antica Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Cappella della Madonna della Tempa e la Cappella di Sant’Antonio. 

Passeggiando per le stradine del paese si possono ammirare eleganti palazzi gentilizi. Durante i vari lavori di restauro delle chiese, sono venuti alla luce cunicoli sotterranei utilizzati probabilmente per la fuga dei briganti. 

Su un’altura poco lontano dal cuore del paese, è possibile vedere ciò che rimane dell’antico Castello di Calvanello risalente tra il IX e il X secolo, di utilizzo esclusivamente militare.

San Rufo vanta una rigogliosa natura, fonte dei principali prodotti locali come ad esempio l’olio extravergine di oliva. Percorrendo una stradina sui monti Alburni, si arriva in terrazzamenti di fitti castagneti dove si nasconde solitario e affascinante, il rifugio Liverti, pronto a dare ospitalità a chi voglia trascorrere ore di quiete, lontano dai rumori urbani tra i dolci suoni della montagna. A chi vorrà inoltrarsi lungo il sentiero che conduce al Cozzo della Croce, si spalancherà un balcone naturale sui tetti del centro storico di San Rufo e sulla vasta pianura del Vallo di Diano. Rinomato è anche l’artigianato di organi a canne risalente al ‘700, un esempio è lo splendido organo che apparteneva alla famiglia Mangieri di San Rufo, in passato collocato nella Badia di Cava de’ Tirreni.

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

VEDUTA DEL BORGO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

SCORCIO DEL CENTRO STORICO

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA


 Casale dello «stato» di Diano S. Rufo ne seguì le sorti. In possesso della famiglia Sanseverino subì le conseguenze delle diverse ribellioni dei conti di Marsico con avocazioni al fisco dei loro beni e successive restituzioni. Così nel 1504, per la ribellione di Antonello Sanseverino, il feudo di S. Rufo venne concesso «all'Ill.mo Prospero Colonna con la terra di Diano et altri». Quale casale di Diano venne poi restituito a Roberto Sanseverino nel 1506 dal re Cattolico. Tra i documenti dei Sanseverino conservati nell'ASN vi è il Libro dei provventi del principe di Salerno che comprende cinque paesi tra cui S. Rufo. Altri documenti ci informano che Giovanni Luis Pelegrino, barone di Santo Ruffo (San Rufo) era incaricato della riscossione di parte dei tributi dovuti al principe di Salerno nel 1547.

Poi S. Rufo, quale componente lo «stato» di Diano fu in possesso del potente Carlo Calà, presidente della Regia Camera della Sommaria di Napoli e duca di Diano e di Sala.

F. Volpi ci fornisce molte notizie su S. Rufo nel corso della peste del 1656 attraverso le lettere che Giovan Battista Ferraro di S. Rufo scrisse al vescovo Tommaso Carafa. «In Santo Rufo il morbo ha fatto stragge». Morì anche il barone, una figlia, i suoi due maschi e una zia oltre la servitù, si salvò solo la baronessa. Dalla relazione del vescovo T. Carafa alla Sacra Congregazione dei vescovi si rileva che prima del 1656 la parrocchia e le cappelle di S. Rufo, con pesi di messe 2163, erano servite da otto sacerdoti e dopo solo da tre. Le rendite che prima ammontavano a 300 ducati, dopo toccarono appena i 150 ducati. In seguito a ciò i preti locali chiesero al vescovo una diminuzione del numero delle messe da celebrare.

Dal Cedolario si rileva che la giurisdizione criminale di S. Rufo apparteneva alla famiglia Calà di Diano e la civile alla famiglia Laviano, fondatori di Salvia (Savoia di Lucania).

Il Giliberti rileva dal ms. Costa notizie sulla contesa tra S. Rufo e S. Arsenio circa il possesso vantato da S. Arsenio sui terreni Cartaccuoli, Cavarone, Lagno, Mazza, Mazza vecchia, Mazolla, Pagliaro e Tratturo, terreni le cui semine costavano d. 660 ma che rendevano 2600 tomoli di cereali. Il 14 ottobre 1783, al suono della «tofa» si riunirono gli abitanti di S. Rufo, alcuni di essi erano armati, e occuparono le terre di cui sopra. Accorsero i proprietari di S. Arsenio che furono tenuti a distanza dalle fucilate. Dagli Atti della Commissione feudale, si apprende che S. Arsenio ricorse al Sacro Regio Consiglio che condannò S. Rufo a lasciare i terreni e a risarcire i danni prodotti.

Dalla Storia inedita di S. Rufo si apprende che quando il generale Massena entrò con le sue truppe a S. Rufo impose l'approvvigionamento per i soldati e per i cavalli. Il sindaco Pascale Marmoro e gli abitanti si opposero, pur sapendo di andare incontro al saccheggio dell'abitato. Il sindaco fu arrestato e tradotto in contrada Braida di S. Arsenio per essere fucilato. Accorse D. Antonio Mele che parlamentò a lungo con gli ufficiali del generale sostenendo che la fucilazione del sindaco avrebbe potuto provocare la sollevazione generale del popolo della Valle al suono delle campane. Gli ufficiali si convinsero e il sindaco fu risparmiato.

Il Giustiniani ubica il villaggio a 44 miglia da Salerno con 2350 abitanti che producono grano, granone, legumi e vino. Ai suoi tempi vi era un Monte frumentario.

Festa di Sant'Antonio

13 giugno

Festa della Madonna della Tempa

14 giugno

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Festa della Madonna del Rosario

14 giugno

Festa di San Rufo

27 agosto

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Sagra dei Fiori di Zucca

Dal 9 al 10 agosto

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Sagra della Pasta e Fagioli

Metà agosto

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Sagra della pastorale

Ottobre

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Sagra della Castagna

30 e 31 ottobre

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Sagra dell'Olio d'oliva

8 dicembre

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